Divagazioni di fine millennio (fra teatro e cinema)

Barbara de Miro d'Ajeta

EUR 16,00

Attraverso gli scritti raccolti in questo volume il lettore può farsi un’idea di cosa vuol dire per un critico accademico - e quindi non legato ai vincoli dell’attualità, del successo e del mercato - fare ricerca per rintracciare i mutamenti e le innovazioni nell’ambito dello spettacolo, inseguendo soltanto il filo della qualità di realizzazioni che costituiscono momenti particolari di svolta nell’omogeneità della produzione; possono essere rivisitazioni del passato o nuove intuizioni, opere rilevanti
o minori, ma capaci di segnare un’epoca: in questo caso, gli ultimi trent’anni del secolo appena trascorso.
Tra i saggi, prevalgono quelli sul teatro, che si occupano del poco frequentato “teatro mentale” di Giacomo Leopardi o di un autore dimenticato come Sem Benelli, molto caro a Franco Croce, o ancora del “grottesco” in Luigi Chiarelli, della crisi del teatro naturalistico, e, su un versante opposto, della traduzione in dialetto napoletano
de Il berretto a sonagli di Pirandello, messo in scena da Eduardo
De Filippo; o infine della particolarissima sperimentazione condotta sino al più alto grado di rarefazione da Remondi e Caporossi.
Sul piano cinematografico, è singolare l’analisi dei film tratti da opere di Zola, mentre l’attenzione all’attività della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro mette in pagina una delle istituzioni più importanti per la cultura cinematografica in Italia nel momento del suo maggiore interesse. L’attenzione dell’autrice si sofferma infine su un altro tipo di cinema, quello sperimentale presentato nell’insolita vetrina del festival genovese Il gergo inquieto per poi soffermarsi su un’altra produzione atipica: il Cinema Sovietico degli anni ’80.
Un percorso eterogeneo e tortuoso, forse, ma guidato da un interesse profondo e da un’inesausta curiosità per il divenire sempre inedito dello spettacolo e della sua capacità d’invenzione.

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